Giustiniano era un diacono della chiesa romana. Egli aveva una gamba malata, e una notte gli apparvero in sogno i santi Cosma e Damiano, due celebri medici, tradizionalmente creduti fratelli, che gli sostituivano la gamba con quella di un uomo morto poco prima, un vero e proprio trapianto.
Al risveglio si accorse che tutto era vero, solo che la gamba nuova era di un etiope, quindi scura.
La scena è ambientata nella stanza da letto di Giustiniano, in un interno reso con estrema cura. La luce, che viene da una finestra sulla parete, illumina la stanza: al centro il grande letto ligneo di Giustiniano, che vi è coricato e assopito, mentre i due santi si adoperano attorno a lui per l’intervento miracoloso. L’arredo è costituito da oggetti, anche minuti, che creano una viva descrizione di un interno dell’epoca; si possono osservare uno sgabello, gli zoccoli, una bisaccia, una brocca con bicchiere.
Straordinario l’uso della prospettiva (la cui trattazione, nel De Pictura di Leon Battista Alberti è di soli pochi anni prima – 1434-1436) e del chiaroscuro.
Questo pannello faceva parte della predella con le Storie dei santi Cosma e Damiano della Pala di San Marco, destinata all’altare maggiore della chiesa di San Marco a Firenze, officiata dai domenicani del convento di cui faceva parte anche l’Angelico stesso.
Aggiungo una curiosità sui due celebri medici Cosma e Damiano: erano detti “anargiri”, in quanto curavano gratuitamente le persone. Un giorno curarono l’emorroissa Palladia, la quale, in segno di ringraziamento, insistette per ricompensarli con tre uova. Cosma rifiutò nettamente, mentre Damiano, colpito dall’insistenza della donna, decise di accettarle di nascosto, suscitando poi un ampio rimprovero del fratello, che ordinò ai suoi seguaci, quando fosse morto, di non seppellirlo accanto a lui.
Anche questo episodio è oggetto di un altro pannello della medesima Pala: a sinistra un arco nell’abitazione di Palladia mostra l’interno della stanza dove Cosma e Damiano guariscono, con la somministrazione di una bevanda medica, un anziano parente di Palladia (quindi, qui, non Palladia stessa), che è però raffigurata a destra mentre, sulla soglia di casa, dà a Damiano la ricompensa in segno di ringraziamento, che egli accetta, nonostante con la mano e con un cenno della testa, indichi la riluttanza ad accettare.

L’artista
Beato Angelico, Fra’ Angelico, o Giovanni da Fiesole (nato Guido di Pietro – 1395-1455) è stato un pittore italiano. Frate domenicano, cercò di saldare i nuovi principi artistici rinascimentali, come la composizione prospettica e l’attenzione alla figura umana, con i vecchi valori medievali, quali la funzione didascalica dell’arte e il valore mistico della luce.
Venne beatificato da papa Giovanni Paolo II il 3 ottobre 1982, anche se già dopo la sua morte era stato chiamato Beato Angelico sia per l’emozionante religiosità che pervade tutte le sue opere che per le personali doti di umanità e umiltà. Fu Giorgio Vasari, ne Le vite, ad aggiungere al suo nome l’aggettivo “Angelico”.
Fonti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Guarigione_del_diacono_Giustiniano
https://it.wikipedia.org/wiki/Guarigione_di_Palladia
https://it.wikipedia.org/wiki/Beato_Angelico
Fonte immagine: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Angelico,_predella_dei_santi_cosma_e_damiano_da_pala_di_san_marco,_healing.jpg
