Ripasso d’italiano / 2

In un precedente articolo abbiamo visto alcuni degli errori più frequenti e insidiosi nello scrivere e nel parlare italiano. Continuiamo qui la trattazione per la quale abbiamo preso spunto da un’apposita nota d’uso del dizionario Zingarelli.

È curioso come molti degli errori più comuni appartengano alla lingua parlata e non a quella scritta, nel senso che molte volte sbagliamo nel pronunciare delle parole. A noi questo dovrebbe interessare meno, ma è pur sempre sconveniente, in una conversazione, dire èdile invece di edìle, o davanti a un buon bicchiere di vino dire io centèllino anziché io centellìno e non vorremmo offendere amici del Frìuli (si pronuncia Friùli) o che vengono da Nuòro (si dice Nùoro).

Quindi, vediamole queste parole:

amàca e non àmaca
autòdromo e non autodròmo
baùle e non bàule
bolscevìco e non bolscèvico
cadùco e non càduco
callìfugo e febbrìfugo e non callifùgo, febbrifùgo
codardìa e non codàrdia
io devìo e non io dévio
ègida e non egìda
elèttrodo e non elettròdo
èureka e non eurèka
giacére e non giàcere
ìlare e non ilàre [allegro]
ìmpari e non impàri
infìdo e non ìnfido
leccornìa e non leccòrnia
mèntore e non mentóre
mollìca e non mòllica
persuadére, dissuadére e non persuàdere, dissuàdere
pudìco e non pùdico
rubrìca e non rùbrica
tèrmite e non termìte [insetto]
tralìce e non tràlice
ubbìa e non ùbbia

Sono sicuro che qualche accento sulle parole sopra riportate lo sbagliamo tutti… Sono altrettanto sicuro, invece, che nessun lettore di questo blog (ma lo Zingarelli afferma che sono tra gli errori più comuni…) scrive o dice che essi vadino, venghino, o che egli dasse, o che egli stasse. E neppure vorrei che tu vieni (o venga)… E nonostante sia spesso vero (intendo il senso) non diremo mai che lavoriamo a gratis

Più facile invece che si sbagli scrivendo inerente il … invece di inerente al …

Nessuno di noi, essendo un po’ il nostro mestiere, dirà redarre invece di redigere, ma certo se lo sarà sentito dire…

Poi ci sono i plurali con le “s”: ricordo ancora cartelli del tipo “affittasi boxes”, ma anche films, fans, murales, silos, vigilantes.

Ci sono poi altre parole – come alchimia, guaina, karakiri – che sono comunemente pronunciate o scritte, anche dalle persone colte, in modo diverso da quello suggerito da alcuni grammatici per ragioni di etimologia o di morfologia. Diàtriba, per esempio, è più corretto di  diatrìba;  islàm di ìslam; Nobèl di Nòbel, salùbre di sàlubre, scandinàvo di scandìnavo e zaffìro di zàffiro.

Ci sono poi dei casi in cui è ammessa una doppia grafia o pronuncia: io constàto / io cònstato, denuncie   / denunce, diùresi / diurèsi, famigliare / familiare, intiero / intero, leggiero / leggero, obbiettivo / obiettivo, pressapoco / pressappoco, provincie / province. Di tutte queste forme, la seconda è più corretta anche se talune volte può sembrare un po’ ricercata.

Infine, il famoso sé stesso che molti si ostinano a scrivere senza accento sul sé: certo, è accettato, non fosse altro che per la sua diffusione, ma ancora devo capire perché mai il sé debba perdere l’accento quando seguito da stesso (o medesimo).

Ripasso d’italiano

Per scrivere e tradurre bene e correttamente di medicina (come del resto per ogni altra disciplina) bisogna conoscere bene l’italiano, la grammatica, il lessico. Spero pertanto che i lettori mi seguiranno in questo articolo e in un altro che seguirà in cui riprenderò alcuni degli errori più comuni. Il caso vuole che proprio in questi giorni la Zanichelli nella newsletter quotidiana “La parola del giorno dello Zingarelli” abbia proposto alcune delle parole che più frequentemente vengono scritte in modo sbagliato. Vediamole insieme.

  • accelerare  e non accellerare
  • aeroplano e non areoplano e similmente aeroporto, aero-
  • avallo [garanzia] e non avvallo
  • collutorio e non colluttorio
  • colluttazione e non collutazione
  • d’accordo e non daccordo e similmente d’altronde
  • eccezionale e non eccezzionale
  • efficiente e non efficente
  • grattugia e non grattuggia
  • ingegnere e non ingegniere
  • meteorologia e non metereologia
  • ridondante e non rindondante

Sempre sullo Zingarelli c’è una nota d’uso sugli errori più frequenti e insidiosi nello scrivere e nel parlare italiano. Sono ben 106! Vediamone qualcuno insieme, a partire da qualche altra parola.

  • acchito e non acchitto      
  • aneddotico e non anedottico     
  • appropriato e non appropiato
  • conoscenza e non conoscienza
  • coscienza e non coscenza
  • echeggiare e non eccheggiare
  • essiccare e non essicare  
  • esterrefatto e non esterefatto

Ci sono anche nomi propri: Caltanissetta e non Caltanisetta, Machiavelli e non Macchiavelli, Mississippi e non Missisipi.

Poi ci sono i ben noti accenti acuti e non gravi come in perché, benché, affinché, sé (e anche in sé stesso), né, ventitré, poté, dové, viceré, ventitré (ma re e tre da soli sono senza accento). Mentre devono essere gravi gli accenti in è, cioè, caffè, tè.

Si deve scrivere egli dà, ma non si usa l’accento in egli fa, sta, va.

Senza accento blu e su, ma ci vorrà in rossoblù e lassù.

Poi c’è l’errore per eccellenza, e cioè qual’è, mentre bisogna usare qual è. Un po’ e a mo’ di si scrivono con il segno di troncamento.

Per oggi ci fermiano qui, spero di non aver offeso nessuno ricordando questi capisaldi della nostra grammatica. E spero anche che nessuno venga a dirmi che con la terminologia medica questo non centra!