Ripasso d’italiano

Per scrivere e tradurre bene e correttamente di medicina (come del resto per ogni altra disciplina) bisogna conoscere bene l’italiano, la grammatica, il lessico. Spero pertanto che i lettori mi seguiranno in questo articolo e in un altro che seguirà in cui riprenderò alcuni degli errori più comuni. Il caso vuole che proprio in questi giorni la Zanichelli nella newsletter quotidiana “La parola del giorno dello Zingarelli” abbia proposto alcune delle parole che più frequentemente vengono scritte in modo sbagliato. Vediamole insieme.

  • accelerare  e non accellerare
  • aeroplano e non areoplano e similmente aeroporto, aero-
  • avallo [garanzia] e non avvallo
  • collutorio e non colluttorio
  • colluttazione e non collutazione
  • d’accordo e non daccordo e similmente d’altronde
  • eccezionale e non eccezzionale
  • efficiente e non efficente
  • grattugia e non grattuggia
  • ingegnere e non ingegniere
  • meteorologia e non metereologia
  • ridondante e non rindondante

Sempre sullo Zingarelli c’è una nota d’uso sugli errori più frequenti e insidiosi nello scrivere e nel parlare italiano. Sono ben 106! Vediamone qualcuno insieme, a partire da qualche altra parola.

  • acchito e non acchitto      
  • aneddotico e non anedottico     
  • appropriato e non appropiato
  • conoscenza e non conoscienza
  • coscienza e non coscenza
  • echeggiare e non eccheggiare
  • essiccare e non essicare  
  • esterrefatto e non esterefatto

Ci sono anche nomi propri: Caltanissetta e non Caltanisetta, Machiavelli e non Macchiavelli, Mississippi e non Missisipi.

Poi ci sono i ben noti accenti acuti e non gravi come in perché, benché, affinché, sé (e anche in sé stesso), né, ventitré, poté, dové, viceré, ventitré (ma re e tre da soli sono senza accento). Mentre devono essere gravi gli accenti in è, cioè, caffè, tè.

Si deve scrivere egli dà, ma non si usa l’accento in egli fa, sta, va.

Senza accento blu e su, ma ci vorrà in rossoblù e lassù.

Poi c’è l’errore per eccellenza, e cioè qual’è, mentre bisogna usare qual è. Un po’ e a mo’ di si scrivono con il segno di troncamento.

Per oggi ci fermiano qui, spero di non aver offeso nessuno ricordando questi capisaldi della nostra grammatica. E spero anche che nessuno venga a dirmi che con la terminologia medica questo non centra!

Un commento

  1. giorgiomantovani ha detto:

    Possiamo dire che un bel ripasso non guasta mai? Anzi… 🙂 Grazie, Tiziano, e un saluto

    "Mi piace"

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