Avendo messo nel dizionarietto la voce “post partum”, un lettore mi ha chiesto “Quindi ‘post’ (ma anche ‘pre’) va sempre staccato dalla parola che segue? Post sinaptico, post prandiale, ecc.?”.
Questa, potrei dire scherzosamente, è una domanda che avrei preferito non mi venisse fatta. Perché la risposta è complessa e arbitraria. Nel senso che (cito l’Accademia della Crusca) “in questo ambito la variabilità degli usi è decisamente elevata”. Quindi, ciascuno fa un po’ a modo suo. Tuttavia, proviamo a dare qualche indicazione di base.
In linea di massima, se appena possibile, specie se il termine è entrato nell’uso comune, si tende a evitare il trattino dopo “pre” e “post”, per cui avremo, per esempio, prepuberale, premestruale, postoperatorio (attenzione, se devo scrivere “nel periodo pre- e postoperatorio” il trattino dopo “pre” sta per la parola sottesa, cioè operatorio).
Formazioni, però, del tipo post-frontale, post-maturazione, solo per fare due esempi, richiedono istintivamente il trattino: è una questione di “orecchio”, il termine tutto attaccato suonerebbe male, o – se preferite – non sarebbe bello a vedersi. Più in generale, il trattino si usa quando separa un termine poco usato, non ancora entrato nell’uso comune, o molto specialistico (più con il “post” che con il “pre”).
Il trattino, poi, è obbligato quando separa due consonanti uguali: l’esempio classico è post-traumatico, impossibile da scriversi tutto attaccato. Quando però si tratta di vocali, la cosa è più complessa, basti pensare a preeclampsia, che si scrive solitamente tutto attaccato con la doppia “e”. Altri usano comunque il trattino (pre-eclampsia) per la regola di cui sopra (e cioè separare lettere uguali).
Ma ci sono anche i casi in cui i termini stanno preferibilmente separati senza trattino: è il caso di post partum, post mortem, forse per via del latino, o dell’uso non comune del termine.
E, si faccia attenzione, mi sono limitato al pre e al post, perché altrimenti andiamo a ingarbugliarci ulteriormente. Prendiamo, per esempio, meta-analisi, che si trova tranquillamente anche come metaanalisi e metanalisi, o intra-arterioso, intraarterioso, intrarterioso.
Insomma, tranne poche regole certe, è una questione di sensibilità e scelte individuali, l’importante (che è poi quello che dico sempre anche per molti altri contesti in cui è difficile stabilire regole certe) è essere uniformi all’interno dello stesso testo/articolo; una uniformità assoluta non esiste.