Edvard Munch, La fanciulla malata

Quella qui riportata è una delle sei versioni de La fanciulla malata (o La bambina malata), opera del pittore norvegese Edvard Munch, noto universalmente per L’Urlo.

Quando Munch compose il quadro aveva soli 22-23 anni e la fanciulla ritratta era la sorella quindicenne Sophie, affetta da tubercolosi, per la quale sarebbe morta nel 1887.

Il dipinto raffigura Sophie vista di profilo, stesa su un letto e con le spalle appoggiate a un grosso cuscino bianco; accanto a Sophie, inginocchiata, vi è una figura femminile (la zia Karen) che – sopraffatta dal dolore – congiunge le proprie mani con quelle della bambina, in un gesto di saluto estremo; quest’intreccio di mani costituisce il vero e proprio centro geometrico dell’opera.

La pittura corrosa, graffiata, è come se fosse sofferente essa stessa.

La gestazione de La fanciulla malata è dettagliatamente descritta nel diario personale dello stesso Munch: «Quando vidi la bambina malata per la prima volta – la testa pallida con i vividi capelli rossi contro il bianco cuscino – ebbi un’impressione che scomparve quando mi misi al lavoro. Ho ridipinto questo quadro molte volte durante l’anno – l’ho raschiato, l’ho diluito con la trementina – ho cercato parecchie volte di ritrovare la prima impressione – la pelle trasparente, pallida contro la tela – la bocca tremante – le mani tremanti. […] Credo che nessun pittore abbia vissuto il suo tema fino all’ultimo grido di dolore come me quando ho dipinto La bambina malata».

L’artista

Edvard Munch (Løten, 12 dicembre 1863 – Oslo, 23 gennaio 1944) è stato un pittore norvegese. La sua infanzia è stata offuscata dalla malattia, dal lutto e dal terrore di ereditare una condizione mentale che si era frequentemente presentata in famiglia. Dipingendo il proprio stato emotivo e psicologico (“pittura dell’anima”) ne fece il suo stile distintivo.

A Berlino incontrò il drammaturgo svedese August Strindberg, di cui fece un celebre ritratto, mentre si dedicava alla realizzazione di un’importante serie di dipinti in cui raffigurò diverse tematiche da lui profondamente sentite, come l’amore, l’ansia, la gelosia e il tradimento.

Mano a mano che la sua fama e la sua ricchezza crescevano, il suo stato emotivo diveniva sempre più fragile. Considerò brevemente la possibilità di sposarsi, ma non riuscì mai ad impegnarsi. Trascorse i suoi ultimi anni lavorando in un sostanziale isolamento.

Fonti

Fonti immagine: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Munch_Det_Syke_Barn_1885-86.jpg
http://samling.nasjonalmuseet.no/no/object/NG.M.00839

Un commento

  1. Avatar di Antonella Antonella ha detto:

    commovente…

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