Cute o pelle? Le sinonimie nel linguaggio medico

Nello scorso articolo abbiamo visto come ci siano più termini per definire una stessa condizione, ma non si trattava di sinonimi in quanto malattia, morbo, patologia, sindrome, disturbo hanno contesti d’uso diversi.

Qui, invece, affrontiamo il tema delle sinonimie nel linguaggio medico, cioè quei termini che sono in effetti sinonimi.

Per esempio, globuli rossi, eritrociti ed emazie si usano indifferentemente per indicare uno dei tre elementi corpuscolati del sangue. Analogamente, i globuli bianchi possono anche essere definiti leucociti.

Moltissimi altri gli esempi:

  • rachide, colonna vertebrale
  • cute, pelle
  • canale alimentare, canale digerente, tubo digerente, tubo gastroenterico
  • fegato, parenchima epatico
  • cistifellea, colecisti, vescichetta biliare
  • tube di Falloppio, salpingi, tube uterine, trombe uterine
  • cefalea, mal di testa
  • raffreddore, corizza
  • trisomia 21, trisomia G, sindrome di Down
  • blenorragia, gonorrea
  • brucellosi, febbre maltese

In realtà, anche per questi e molti altri (l’elenco sarebbe davvero infinito) il professor Serianni parla di “variazioni diafasiche legate a vari contesti d’uso”.1

La “diafasia”, è il caso di ricordarlo, è una variabile sociolinguistica determinata dal mutare della situazione nella quale il parlante si trova a comunicare: il contesto, gli interlocutori, le circostanze o le finalità della comunicazione.

E in effetti si tratta proprio di questo.

Il paziente tipo molto difficilmente dirà d’avere un “problema alla cute”, ma userà “pelle”, né dirà di avere una “cefalea” ma userà “mal di testa” e meno che mai scomoderà il termine “corizza” per indicare un raffreddore.

In altre parole, se è vero che molti termini quasi si equivalgono, alcuni di questi hanno una valenza più “popolare” e altri un uso più strettamente “medico”.

Torneremo più volte sull’argomento, perché sono infiniti i contesti in cui la medicina si esprime diversamente dal linguaggio comune, qui abbiamo solo voluto introdurre l’argomento.

E per finire con un sorriso (ci vuole in un blog come questo, di per sé un po’ impegnativo), oggi va molto meglio perché le cose vengono chiamate in definitiva con il loro nome, ma non sempre è stato così. Anzi…

Era alquanto disdicevole, per esempio, usare la parola “pene” e si ricorreva a “membro”, “verga” o “priapo”.

E neppure “mestruazioni” era parola da dirsi, ed ecco allora i “mesi”, le “purghe”, i “corsi lunari”, i “benefici lunari”, i “tributi lunari”. Si noti anche qui il linguaggio “alto” rispetto ai popolari “le mie cose”, “quei giorni”, “i parenti in visita” e “il marchese”…

PS: grazie a tutti coloro che seguono questo blog con tanto interesse. Non avrei davvero immaginato. Mi raccomando, commentate a fondo pagina, perché lo spirito di un blog è questo: confrontarsi su un tema, nel nostro caso suggerire varianti, altri modi di dire.

  1. Serianni Luca. Un treno di sintomi. I medici e le parole: percorsi linguistici nel passato e nel presente, Milano, Garzanti, 2005.

4 commenti

  1. Avatar di giorgiomantovani giorgiomantovani ha detto:

    Certo, Tiziano, è come dici. Dipende, ovviamente, dal contesto e dal ”target” di riferimento – come usa dire in questi anni… 🙂
    Grazie sempre e grazie anche Serianni, che è fonte inesauribile di sapere linguistico.

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  2. Avatar di xmaswhite xmaswhite ha detto:

    Tiziano, non avevo mai sentito parlare di “trisomia G”: per cosa sta quella “G”?
    Un caro saluto,
    Natale.

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  3. Avatar di Laura Laura ha detto:

    Buonasera Tiziano,
    stavo cercando da tempo informazioni sulla terminologia medica e in particolare cercavo spiegazioni sull’origine di alcuni termini di uso comune da utilizzare in un corso. MI piace tantissimo ! è davvero molto interessante e credo che darà una nota di cultura e di colore alle mie lezioni rivolte a future segretarie di medici!

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    1. Grazie Laura! Commenti come il suo mi spronano a continuare.
      Se posso esserle utile per il suo lavoro (molto interessante e utile questa formazione) mi consideri a disposizione.
      Un caro saluto e buon tutto.
      Tiziano

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