I tecnicismi collaterali nel linguaggio medico

Un insulto traumatico, il pazienta lamenta un dolore in area addominale, l’arto offeso, una spiccata dolorabilità, una coorte di sintomi… Sono solo alcuni degli infiniti esempi di quelli che si definiscono “tecnicismi collaterali”.

Vediamo di capire esattamente di cosa si tratta, facendo un piccolo passo indietro e definendo anzitutto i tecnicismi specifici. Questi sono né più né meno i termini medici che troviamo in anatomia (ulna, massetere), fisiologia (metabolismo, midriasi), patologia (glaucoma, setticemia)… Denotano in modo inequivocabile realtà specifiche e, se molti possono apparire, appunto, “tecnici”, è il caso di ricordare che moltissimi appartengono anche al lessico comune (fegato, occhio, milza…).

Scrive il professor Luca Serianni nel suo libro (pubblicato da Garzanti, ormai introvabile) Un treno di sintomi, dedicato al linguaggio della medicina, che si sofferma a lungo sul tema dei tecnicismi: “per indicare il piccolo osso che forma la parte terminale della colonna vertebrale dobbiamo adoperare obbligatoriamente il tecnicismo coccige”, che ci piaccia o no. Ecco, questi sono i tecnicismi specifici. Va da sé che sono decine e decine di migliaia, sono le parole, i termini della medicina.

Altra cosa sono i tecnicismi collaterali. Lasciamo sempre al professor Serianni definirli (inutile traslare: come lo dice lui, non lo dice nessuno) “una lingua speciale è fatta anche di vocaboli caratteristici di un certo ambito settoriale, che però sono legati non a effettive necessità comunicative, bensì all’opportunità di adoperare un registro elevato, distinto dal linguaggio comune”. Ecco, questi sono i tecnicismi collaterali (TC). Aggiungerò io che se i primi sono “stabili”, i secondi, legati alle esigenze del registro stilistico, presentano ampi margini di oscillazione.

In questi tecnicismi lo scostarsi dal linguaggio comune è netto: il paziente “sente un forte dolore alla bocca dello stomaco”, mentre il medico per dire la stessa cosa in una cartella clinica scriverà “il paziente accusa (o lamenta, riferisce) un vivo dolore nella regione epigastrica”. Un altro esempio? “La malattia esordisce improvvisamente con elevato rialzo termico e cefalea”, scrive il medico. Poteva dire “inizia con febbre alta e mal di testa”, e invece no, perché così si esprime il paziente. Un altro divertente: “l’alvo è regolare”, laddove il paziente direbbe “vado in bagno regolarmente”.

Con questi tecnicismi specifici il blog si arricchisce di una nuova, apposita, pagina, da oggi disponibile sul sito. Ne ho trovati oltre cento: per ciascuno ho fornito la definizione, il contesto d’uso, e degli esempi.

Grazie, una volta di più, al professor Serianni senza il cui libro questa pagina sarebbe certo risultata più povera.

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