Come si scrivono i numeri?

I numeri cardinali vanno espressi in cifre:

  • per indicare sé stessi come entità aritmetiche;
  • quando indicano una quantità definita (per es., lo studio è stato condotto su 309 pazienti);
  • per indicare riferimenti interni (per es., pagina 6; capitolo 4);
  • con le unità di misura (per es., il paziente è alto 1 m e 74 cm e pesa 70 kg);
  • nelle percentuali (per es., il 51% dei pazienti);
  • per le età (per es., il paziente aveva 84 anni);
  • nelle date (per es., 31 maggio 2021);
  • per le ore (per es., alle ore 23.14);
  • negli intervalli numerici quando i due numeri sono separati dal trattino (per es., 3-6 volte);
  • nelle frazioni (quantità numeriche costituite dal rapporto fra due valori interi);
  • per i tempi misurati (per es., 2 h, 24 min e 13 s),
  • per i valori monetari con l’indicazione della valuta in simbolo (per es., 10 €).

Vanno invece espressi in lettere:

  • nelle espressioni linguistiche colloquiali o convenzionali (per es., i primi cento giorni del presidente);
  • quando non si riferiscono a un valore numerico preciso, come per le cifre approssimate (per es., in oltre cento studi…);
  • nelle date intese come ricorrenze (per es., il Primo Maggio);
  • per le ore in contesti discorsivi (per es., intorno alle cinque del pomeriggio);
  • negli intervalli numerici e nelle frazioni, sempre in contesto discorsivo (per es., da tre a sei volte; due terzi dei pazienti);
  • per i valori monetari quando l’indicazione della valuta è espressa anch’essa in lettere (per es., dieci euro);
  • nelle indicazioni di secolo (per es., nel ventesimo secolo; nell’Ottocento);
  • a inizio periodo, dove non si usano mai i numeri in cifre (talvolta basta girare la frase [per es., 10.127 pazienti sono stati inclusi nello studio diverrà Nello studio sono stati inclusi 10.127 pazienti]).

Ci sono poi delle forme ibride (per es, l’infezione ha interessato oltre 2 milioni di persone; 27 mila pazienti [anche nella forma 27mila, senza spazio]).

Inoltre, anche se indicano una quantità numerica precisa, i numeri “brevi” (da uno a dieci, o anche venti) possono essere scritti in lettere anziché in cifre (per es., quattro pazienti), sempre che non si riferiscano a unità di misura, date, riferimenti interni e simili (vedi sopra).

Per separare le migliaia è sempre più diffuso, e anche consigliato, lo spazio separatore, o meglio ancora il carattere di “spazio unificatore” (in Word, Ctrl + Maiusc + barra spaziatrice) per evitare che un numero che dovesse trovarsi a fine riga  possa essere spezzato da un a capo. Ricordare che la separazione delle migliaia avviene solo con i numeri di almeno cinque cifre (per es., 10 000, ma 9999).

L’uso del punto, per separare le migliaia (come nella pratica europea continentale), e ancor più delle virgola (come nella partica anglosassone) può portare a malintesi.

Il segno di separazione per i numeri decimali è, nell’uso europeo continentale, la virgola e il punto nell’uso anglosassone. Quest’ultima modalità la si trova sempre più frequentemente nei testi tradotti (una ragione in più per usare lo spazio unificatore  e non il punto come elemento separatore delle migliaia).

Ricordare che spesso nell’inglese lo 0 che anticipa il decimale è soppresso, non così dovrà essere in italiano (per es., 0,5 [o 0.5] e non .5).

I numeri ordinali generalmente vanno scritti in lettere se minori di dieci, o anche venti (primo, secondo ecc.), diversamente con il numero arabo seguito dal circolino alto (per es., 27° Congresso…).

Ricordare, infine, che questo non va mai usato dopo i numeri romani (per es., III e non III°), un errore grave, purtroppo piuttosto comune.

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