Qualsiasi testo di patologia/clinica medica nel presentare una malattia, subito dopo la definizione, sviluppa di solito una scaletta piuttosto precisa che permette di inquadrare la malattia stessa in maniera completa. Vediamo insieme questo approccio esaminando il significato dei singoli termini.
Eziologia [voce dotta, lat. tardo aetiolŏgia, dal gr. aitiología, composto di aitia, causa, e logia, discorso, trattazione]. È lo studio delle cause che determinano una malattia. Spesso si trova ancora “etiologia”, ma il termine è ormai obsoleto.
Epidemiologia [voce dotta, composto di epidemia e -logia, discorso, trattazione]. È la disciplina medica che studia i meccanismi di diffusione delle malattie, la distribuzione degli eventi legati alle malattie in diversi gruppi di persone.
Patogenesi [dal gr. páthos, affezione, sofferenza, e génesis, nascita]. Indaga le modalità d’insorgenza, il meccanismo di sviluppo, di una malattia. Spesso questa sezione comprende anche l’anatomia patologica che, avvalendosi di analisi di biopsie o di campioni chirurgici, tratta le alterazione morfologiche e microscopiche degli organi e dei tessuti colpiti dai processi morbosi.
Manifestazioni cliniche, o anche quadro clinico, o semplicemente clinica o, ancora, sintomatologia, è la sezione che esamina il complesso dei sintomi (e segni) che caratterizzano una malattia. Ricordiamo che per sintomo si intende ogni manifestazione che accompagna una malattia e che viene avvertita dal paziente. Il segno, invece, è l’alterazione rilevata dal medico sul paziente affetto da una patologia.
Complicanze (e non complicazioni) descrivono gli eventi anomali, le aggravanti di malattia che possono svilupparsi durante il suo decorso.
Diagnosi [voce dotta, dal gr. diágnōsis, composto di diá, attraverso (alcuni segni), e gnôsis, conoscenza]. È la definizione di una malattia attraverso l’anamnesi, i segni e i sintomi, gli esami di laboratorio e quelli strumentali. Infatti, questa sezione, nella descrizione di una malattia, comprende anche la diagnosi di laboratorio e dovrebbe estendersi alla diagnosi differenziale, l’esame critico dei sintomi per distinguere malattie tra loro consimili.
Prognosi [voce dotta, lat. tardo prognōsi(m), dal gr. prógnōsis, previsione, a sua volta da progignṓskein, prevedere, giudicare prima, composto di pró, prima, e gignṓskein, conoscere, di origini indeuropee]. È il giudizio clinico sull’evoluzione futura della malattia in esame. La prognosi può essere favorevole o sfavorevole, fausta o infausta, benigna o grave (ma non cattiva!). Si usa il termine riservata quando non è possibile fare alcuna previsione sull’esito di una malattia data la gravità del quadro clinico.
Terapia o trattamento [gr. therapeia, cura]. Vengono usati come sinonimi, in realtà la terapia è quella branca della medicina che si occupa della ricerca di tutti quei rimedi atti a favorire la guarigione e ad alleviare le sofferenze dei malati. La terapia può essere chirurgica, medica, fisica, ecc. Il trattamento ha un significato un poco più esteso indicando qualsiasi procedura o terapia finalizzata a combattere le malattie e a migliorare le condizioni del malato; spesso, infatti, si usa il termine gestione.
Prevenzione [voce dotta, lat. tardo praeventiōne(m), da praevĕntus, part. pass. di praevenīre, prevenire]. Descrive l’attuazione dei provvedimenti più adeguati a impedire che si manifesti la malattia. Va distinta dalla profilassi
che è riferita all’insieme delle misure igieniche, sanitarie e farmacologiche adottate per evitare l’insorgere o il diffondersi di malattie.